#Sindacato: la svolta radicale parte dalla Lombardia

Un voto per il cambiamento e la discontinuità. Un’inversione di rotta per rifondare il nostro Sindacato in vista del Congresso della Fnsi di metà febbraio

di Unità Sindacale-Mil e Senza Bavaglio

Un voto per il cambiamento e la discontinuità, che parta dall’Alg per portare a una svolta radicale e alla rinascita del nostro Sindacato. A partire dal prossimo Congresso della Fnsi, che si terrà a Riccione a metà febbraio.

Abbiamo sostenuto la rielezione di Paolo Perucchini alla presidenza dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, la più grande realtà territoriale della Fnsi, dopo 8 anni di opposizione, pronti a un piano di lavoro ampio per i prossimi quattro anni, che comprende proprio i nostri punti dei programmi con i quali a dicembre abbiamo chiesto a colleghe e colleghi di votarci e che da anni sono al centro della nostra azione sindacale: la tutela decisa di precari e freelance, l’impegno per i giornalisti più giovani e contro il loro sfruttamento, l’assistenza continua sul fronte della previdenza e della salute, attività per la formazione e per il lavoro, una struttura organizzata per le vertenze nelle redazioni, una “scuola” per i Comitati di redazione, servizi innovativi che avvicinino i colleghi al sindacato e portino nuove iscrizioni, la ricerca di risorse economiche alternative alla dipendenza dai contributi degli Enti di categoria, soprattutto la ricerca di nuove realtà editoriali che purtroppo ci sfuggono, per raggiungere quei giornalisti che certamente avranno bisogno di sostegno e tutela.

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Fnsi contro la libertà di pensiero e di parola: aperto il processo alla “dissidente” Daniela Stigliano

di Unità SindacaleMovimento con propri rappresentanti in Fnsi, Inpgi, Casagit, Fondo di previdenza complementare e Ordine dei Giornalisti

La Fnsi guidata dalla maggioranza di Lorusso e Giulietti vieta la libertà di pensiero e di parola. E manda a processo i “dissidenti”.

Daniela Stigliano, caporedattore del settimanale Oggi (Rcs) e leader di Unità sindacale, sarà interrogata mercoledì 13 novembre dal Collegio dei Probiviri dell’Associazione lombarda dei giornalisti. L’accusa? Aver criticato il contratto Uspi e aver espresso forti preoccupazioni per la tenuta dei conti dell’Inpgi durante i lavori degli Stati generali dell’Informazione e dell’Editoria il 4 luglio scorso, dov’era presente come semplice giornalista e non come esponente sindacale (qui il video dell’intervento, a partire da 3:06:50). Tutte posizioni peraltro note e pubbliche da anni.

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Rinasce il Gruppo cronisti piemontesi, eletto presidente Massimiliano Peggio

Rinasce il Gruppo cronisti piemontesi. L’assemblea costitutiva della articolazione nordoccidentale dell’Unione nazionale cronisti italiani ha avuto luogo a Palazzo Ceriana-Mayneri, sede dell’Asssostampa subalpina, dell’Ordine regionale dei Giornalisti e del Circolo della Stampa, alla presenza del segretario regionale dell’Assostampa, Stefano Tallia.

Una quindicina i cronisti che hanno deciso di aderire al Gruppo di specializzazione, che per i prossimi 4 anni sarà guidato dal collega de La Stampa Massimiliano Peggio, 46 anni, eletto per acclamazione. Peggio sarà coadiuvato dal vice-presidente, Andrea Monticone, cronista di Cronacaqui, e dalla tesoriera Federica Cravero, cronista di Repubblica.

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Assostampa Sicilia: “Contratto Fieg e riforma Inpgi, ancora troppi silenzi”

Pubblichiamo il comunicato diffuso a conclusione del Consiglio generale dell’Associazione siciliana della stampa.

Le pesanti incertezze sul contratto la cui proroga, fissata per settembre, è ormai alle porte; le gravi preoccupazioni per la manovra che l’Inpgi dovrà varare entro dicembre per adempiere alle direttive imposte dai ministeri vigilanti e far fronte al pesante disavanzo economico; la ridefinizione in calando delle prestazioni di Casagit; la riforma dell’Ordine.

Questi i temi che oggi rendono fosco il panorama prossimo venturo della categoria già messa a dura prova dalla pesante crisi dell’editoria e sui quali ha focalizzato la sua attenzione il Consiglio regionale dell’Associazione siciliana della stampa riunitosi a Palermo.

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“Stampubblica”, testate locali Cenerentole sacrificabili? Anche la Fnsi le dimentica (e tace pure su Rcs)

tabella finegildi Daniela StiglianoGiunta Esecutiva Fnsi

Valgono tutte insieme 36 mila copie in più della “mamma” Repubblica (quasi 292 mila rispetto a 255 mila), che le supera sul digitale solo perché la sua offerta li comprende tutti. E sulla carta staccano di 70 mila lunghezze Stampa e Secolo XIX messi insieme (tabella a destra, per ingrandirla clicca sopra l’immagine). Eppure, le 18 testate locali della divisione Finegil di Espresso-Repubblica appaiono come le Cenerentole della fusione tra la ItEdi di John Elkann e il gruppo di Carlo De Benedetti, immediatamente ribattezzata “Stampubblica“.

Solo un accenno nel comunicato congiunto (leggi qui). Quasi nessuna traccia negli ampi articoli del giorno successivo all’annuncio. Nessun riferimento neppure nella dichiarazione della Fnsi, che parla esclusivamente di “articolazione territoriale delle tre testate” come “patrimonio da salvaguardare e difendere” (leggi qui).

Cenerentole, appunto. E, come tali, sacrificabili. Perché quando AgCom e Antitrust dovranno pronunciarsi su un matrimonio che supera già il tetto del 20% delle diffusioni nazionali fissato dalla legge, e che ha tutta l’ambizione di ampliare la propria presenza nel mercato italiano dell’informazione, sarà più semplice rinunciare – con chiusure o vendite – a qualche giornale locale piuttosto che intervenire sui quotidiani principali: Repubblica e Stampa.

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Franco Siddi e la tassa sugli spot tv a favore dei giornalisti. Ovvero, come si cambia per non morire…

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Franco Siddi

La notizia di agenzia è chiara. “È incomprensibile e non condivisibile il contributo di solidarietà nel settore dell’informazione, pari allo 0,1% del reddito complessivo delle concessionarie pubblicitarie sui mezzi di comunicazione radiotelevisivi”. Questo il giudizio severo e tranciante espresso il 16 febbraio in una nota ufficiale da Crtv (Confindustria radio televisioni), di cui è presidente il sardo Franco Siddi, sul provvedimento approvato lunedì in Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

Che siano gli editori a giudicare “iniquo” questo che viene definito un “prelievo forzoso” appare fin troppo scontato. Peraltro una delegazione degli industriali, la cui guida è affidata a Siddi che siede anche nel Cda della Rai (ed è lecito che lo faccia in rappresentanza delle forze industriali del Paese), aveva espresso questi stessi concetti durante una audizione informale della commissione Cultura della Camera il 14 gennaio scorso.

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Le nostre pensioni, numeri e responsabili del disastro. #InpgiLaSvolta: il programma con le azioni da fare subito per garantire futuro e autonomia dell’Istituto

di Inpgi-La Svolta

Questi sono i numeri del dissesto dell’Inpgi, nell’andamento dal 2008 al 2015. Numeri che mettono a rischio le nostre pensioni, di oggi e soprattutto di domani:

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I responsabili di questa gestione fallimentare sono sotto gli occhi di tutti: sono Andrea Camporese, presidente dall’aprile 2008, e i consiglieri di amministrazione che gli sono stati più vicini, fingendo di non vedere il disastro annunciato e poi realizzatosi.

Noi di Inpgi-La Svolta vi raccontiamo come sono andate le cose. E quali sono le azioni urgenti che, se saremo eletti, ci impegniamo a portare avanti nei nostri primi 100 giorni all’Istituto. Con l’obiettivo di riportare i conti dell’Inpgi in salute e assicurare il futuro delle nostre pensioni, il sostegno ai colleghi in difficoltà, disoccupati o coinvolti negli stati di crisi, prestazioni e garanzie aggiuntive per freelance e collaboratori e l’autonomia del nostro Istituto.

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Hearst, i giornalisti del gruppo scioperano contro il licenziamento di Alba Solaro. Ma in piazza dovremmo scendere tutti

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Alba Solaro

di Daniela StiglianoGiunta Esecutiva Fnsi

Un giorno di sciopero di tutti i giornalisti del gruppo Hearst. Per ripetere ancora una volta “no” al licenziamento di Alba Solaro, caporedattrice centrale di Marie Claire, a cui l’azienda guidata da Giacomo Moletto ha comunicato il 30 dicembre scorso l’intenzione di mandarla via. Per una doppia “ragione”: il “giustificato motivo oggettivo economico” e la “soppressione della posizione“.

Domani, lunedì 18 gennaio, mentre alla Direzione territoriale del lavoro (Dtl) di Milano andrà in scena il tentativo di conciliazione preventiva per il licenziamento di  le redazioni della sede italiana del colosso americano dell’editoria saranno dunque vuote. Sia quelle di Hmc, Hearst Marie Claire, che edita il giornale in cui da anni lavora Solaro. Sia quelle di Hmi, Hearst Magazines Italia, che comprendono Gente, Gioia!, Elle e Cosmopolitan, da subito al fianco dei colleghi del gruppo (in coda, gli ultimi due comunicati).

Un gesto importante e non solo simbolico, che va oltre la solidarietà formale e su carta e che va ben oltre la difesa – sacrosanta – di una singola collega. Perché in gioco c’è molto di più: ci siamo tutti noi, giornalisti italiani. E c’è la nostra libertà di fare informazione.

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Beppe Giulietti domani al Direttivo della Lombarda: “Il Presidente Fnsi non può stare solo a Roma, deve andare anche un po’ in giro”

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Beppe Giulietti

Beppe Giulietti parte da Milano. Il presidente del Sindacato dei giornalisti, eletto il 16 dicembre dal Consiglio nazionale della Fnsi, parteciperà domani al Consiglio direttivo dell’Associazione lombarda dei giornalisti, convocato appositamente per incontrarlo. E lo stesso farà venerdì 15 gennaio con il Direttivo di Stampa romana.

Accettando la sua candidatura, Giulietti lo aveva detto: “Vorrei un presidente che, oltre a stare a Roma, andasse un po’ in giro“. Detto, fatto. A nemmeno un mese dalla sua elezione ha iniziato a mettere in atto il suo proposito. E ha scelto di partire dalla più grande Ars italiana.

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Antenna Sicilia al capolinea, ma i sindacati non si arrendono e denunciano il gruppo Ciancio

imageStop ai Tg di Antenna Sicilia. I telegiornali della più seguita emittente dell’Isola da oggi non andranno più in onda. Ieri sera all’Ufficio provinciale del Lavoro di Catania si è infatti conclusa la procedura che ha portato al licenziamento di 16 tra giornalisti, tecnici e amministrativi con il conseguente azzeramento della redazione giornalistica.

I licenziamenti sono stati contestati e giudicati illegittimi dai sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Associazione siciliana della stampa che hanno denunciato l’azienda Sige del gruppo Ciancio per comportamento antisindacale.

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Fnsi, la maggioranza fa spazio a un pezzo delle opposizioni per eleggere Giulietti. Ma il vero obiettivo è silenziare lo scandalo Inpgi-Sopaf

imagedi Sergio Stella

Spazio a un pezzo delle opposizioni. Per eleggere Beppe Giulietti presidente della Fnsi e, soprattutto, fare quadrato intorno agli attuali assetti dell’Inpgi e al presidente dell’Istituto, Andrea Camporese, sulla cui testa pende la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Milano per corruzione e truffa aggravata ai danni della Cassa di previdenza dei giornalisti italiani (leggi qui).

C’è molto di diverso dalla motivazione di facciata di una maggiore unita del sindacato, dietro l’allargamento della maggioranza alla compagine di Stampa libera e indipendente, che al Congresso di Chianciano era schierata con veemenza e determinazione contro la scelta di Raffaele Lorusso come segretario generale, al punto da contrapporgli come candidato il suo leader Carlo Parisi. Raccogliendo il consenso di 70 voti tra tutti coloro che si opponevano all'”accorduni” (copyright del consigliere nazionale calabrese Luciano Regolo nel suo pezzo post-Congresso da leggere qui, insieme con la cronaca riportata qui) voluto da Camporese e appoggiato dall’ex segretario Fnsi Franco Siddi (ora consigliere di amministrazione della Rai).

Le ragioni vere vanno ricercate dalle parti di via Nizza. Come dimostrano i racconti delle riunioni preparatorie e delle manovre in corso.

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Licenziamenti Antenna Sicilia, i giornalisti La Sicilia sconcertati dalle scelte del gruppo Ciancio: offensive per il quotidiano e la sua tv

imagePubblichiamo il comunicato approvato ieri all’unanimità dall’assemblea dei giornalisti de La Sicilia sulla vicenda di Antenna Sicilia (leggere quiqui), la storica emittente del quotidiano del gruppo Ciancio, in cui si esprime “sconcerto” per la decisione di azzerarre la redazione giornalistica e di procedere al licenziamento di 16 tra giornalisti, tecnici e amministrativi” e “preoccupazione” per gli scenari che si aprono. Solidarietà e sostegno concreto ai colleghi della tv.

I giornalisti de “La Sicilia” prendono atto con sconcerto della decisione di Sige di azzerarre la redazione giornalistica di Antenna Sicilia e di procedere al licenziamento di 16 tra giornalisti, tecnici e amministrativi.

Il rifiuto della mediazione dell’assessore regionale al Lavoro, e il rigetto della proposta di “working buyout” presentata dai tecnici dei sindacati e dei lavoratori, ritenuta dall’azienda inaccettabile, aprono scenari di gravissima preoccupazione.

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Al via il nuovo Fondo spese legali: la Giunta Fnsi “apre” i contributi a più giornalisti querelati (anche freelance)

Fnsi logoContributi fino a un massimo di 5 mila euro in cinque anni per i giornalisti coinvolti in cause penali o civili e “abbandonati” da aziende fallite o in gravi difficoltà economiche. Possibilità di accesso anche per saldare la parcella degli avvocati, e pure in caso di assoluzione. E “apertura” a collaboratori e freelance e ai colleghi denunciati dopo il licenziamento o le dimissioni. La Giunta Esecutiva della Fnsi ha deciso all’unanimità, nella riunione del 9 settembre, di abolire il vecchio Fondo antiquerele e sostituirlo con il nuovo Fondo spese legali, elaborato da Daniela Scano, membro di Giunta e della Segreteria politica della Federazione e capocronista della Nuova Sardegna.

Il testo introduce una serie di novità importanti, che vale la pena conoscere. E che sono già operative (anche se sul sito federale, a dieci giorni dall’approvazione, sono ancora pubblicate le norme del Fondo antiquerele ormai abolito…).

Ecco in pillole come funziona il Fondo spese legali (in coda, il testo integrale).

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Antenna Sicilia, confermati i 16 licenziamenti. Le denunce dell’Assostampa, in campo anche nove deputati Pd

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Pippo Baudo annuncia la nascita di Antenna Sicilia (1979)

Niente Tg e programmi di intrattenimento da metà settembre e licenziamento per 16 tra giornalisti e tecnici. L’annuncio da parte dell’azienda è arrivato a inizio luglio a dipendenti e sindacati di Antenna Sicilia, storica emittente privata di Catania di proprietà del gruppo Ciancio (editore de La Sicilia), tenuta a battesimo da Pippo Baudo 36 anni fa e ancora oggi la più seguita tra le tv siciliane.

Dopo settimane di trattative sindacali, oggi è arrivata la rottura del tavolo, con il rinvio del confronto all’ufficio provinciale del Lavoro di Catania. Anche se con ogni probabilità sarà prima l’assessore regionale a convocare le parti, come richiesto dai sindacati

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Inpgi, i calcoli dell’attuario: default nel 2030 senza interventi, ma la riforma è solo il preludio a future manovre

di Daniela StiglianoGiunta Esecutiva Fnsi

Marco Micocci, professore di Statistica e attuario dell'Inpgi
Marco Micocci, attuario dell’Inpgi
Dritti verso il default. A restare fermi, senza fare nulla ma anzi rassicurando i giornalisti italiani sulla “salute” dei conti e delle pensioni come hanno fatto negli ultimi anni, i vertici dell’Inpgi avrebbero portato il patrimonio dell’Istituto ad annullarsi entro il 2030, molto probabilmente anche prima, e a dichiarare fallimento.

La riforma appena approvata dal Cda, e ora al vaglio dei ministeri vigilanti (del Lavoro e dell’Economia), migliora la situazione. Ma non è per nulla risolutiva. E costituisce solo il preludio a nuovi interventi da qui al 2020. Le uscite previdenziali continuano infatti a superare le entrate per contributi fino al 2044, le prestazioni e i costi di struttura vengono quindi pagate erodendo il patrimonio e facendo conto sul rendimento degli investimenti immobiliari e mobiliari, anche se le casse dell’Inpgi si assottigliano senza annullarsi mai completamente. Questo però a fronte di tali e tante condizioni da non far dormire sonni tranquilli a nessuno.

A mettere sull’avviso per il futuro dell’Istituto è Marco Micocci, ovvero il professore con cattedra di Matematica finanziaria e attuariale all’università di Cagliari, a cui è stato affidato il compito di sostenere con proiezioni attuariali a 50 anni la validità della manovra varata il 27 luglio.

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Uffici stampa: il Sindacato siciliano contro i sindaci “furbetti”. Quei “singolari” casi di Gela e Caltanissetta

Luigi Ronsisvalle
Luigi Ronsisvalle

A Gela il Comune cerca un capo redattore ma freelance. A Caltanissetta, sempre il Comune, che ha già alle sue dipendenze un addetto stampa, ha assegnato per cinque mesi l’incarico di esperto della comunicazione a un giornalista assunto da un altro ente pubblico. Sono i due casi “singolari” arrivati in questi giorni dalla Sicilia sul fronte sempre molto caldo degli uffici stampa della Pubblica amministrazione, il primo dei quali segnalato a Ferragosto dal sito giornalistitalia.it. Talmente singolari, e contrari a leggi, accordi e contratti di lavoro, da indurre l’Associazione Siciliana della Stampa a pubblicare sul proprio sito e diffondere, d’intesa con l’Ordine regionale e il Gus (Gruppo uffici stampa), una severa presa di posizione, che pubblichiamo integralmente di seguito.

Nella nota, il Sindacato guidato da Alberto Cicero ricorda “che in Sicilia è tutt’ora in vigore, e non è mai stato abrogato, il decreto del Presidente della Regione siciliana, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 54 del 16 novembre 2007, che recepisce l’esito della contrattazione collettiva prevista dal comma 1 dell’articolo 127 della legge regionale n. 2 del 26 marzo 2002″. Ovvero la norma che ha recepito la legge 150 del 2000 sugli uffici stampa della Pubblica amministrazione.

La nota sottolinea inoltre come il contratto, firmato nell’ottobre 2007 all’assessorato alla Presidenza della Regione da Anci Sicilia e Urps e dall’Assostampa siciliana con la Fnsi, rappresentata dal segretario generale aggiunto Luigi Ronsisvalle, definisca “i profili professionali del personale giornalistico componente degli Uffici stampa di tutti gli Enti sottoposti al controllo della Regione”.

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“La Provincia di Cosenza” e la redazione riapparsa senza giornalisti. Solidarietà e sostegno da Unità Sindacale

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Carlo Parisi

Mesi senza un regolare contratto. Retribuzioni in forte ritardo e con il contagocce. Infine, la sorpresa di agosto: il giornale cambia sede dalla notte alla mattina, senza comunicarlo ai suoi quattro redattori e impedendo loro di entrare nella nuova redazione. La storia di “ordinaria follia” del giornalismo negli anni della crisi si svolge a Cosenza, ma sarebbe purtroppo potuta accadere ovunque, in Italia.

I quattro colleghi de “La Provincia di Cosenza” (che nel frattempo ha pure cambiato testata in “La Nuova Provincia di Cosenza“) coinvolti n questa brutta vicenda sono Francesco Viola, Ilaria Nocito, Enrico MiceliBruno Greco. Mentre un ruolo fondamentale lo sta giocando il Sindacato Giornalisti della Calabria, con il suo segretario Carlo Parisi (che è anche membro della Giunta Esecutiva della Fnsi), che li segue e li sostiene dal primo momento.

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I costi dell’Inpgi/3. Consulenze triplicate in otto anni, le spese per i servizi delle Associazioni in aumento del 36% a 2,5 milioni

Terza (e ultima) puntata dell’analisi dei costi di struttura dell’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani. Dopo aver preso in esame indennità e compensi degli organi e spese del personale, concentriamo l’attenzione su tutte le altre uscite, e in particolare sulle due voci che pesano di più: “Beni e servizi” e “Servizi delle Associazioni stampa“.

Nel complesso, i costi di struttura nel 2014 hanno aumentato il loro peso rispetto al totale delle entrate per contributi fino all’1,07% dall’1,06% dell’anno precedente. E questo nonostante una riduzione in valore dell’uscita di quasi 402 mila euro, che però, come vedremo, nasconde in verità un aumento di fatto delle spese.

di Daniela StiglianoGiunta Esecutiva Fnsi

Torta costi struttura 2007Le consulenze, quasi triplicate in otto anni, sono parte dell’articolazione di “Beni e servizi”. Mentre i contributi alle Associazioni regionali di stampa e alla Fnsi, in crescita del 36,3%, fanno capitolo a sé. Sono cinque le voci di spesa, oltre a Organi e Personale, che costituiscono l’insieme dei costi di struttura, con una spesa totale di 7 milioni di euro nel 2014, in crescita del 14,9% negli otto anni della crisi, dal 2007 allo scorso esercizio, ma in diminuzione tra il 2013 e il 2014. Con andamenti però differenziati tra loro.

Il grande contenitore di “Beni e servizi“, per esempio, rappresenta l’uscita più grossa tra le cinque, ma è cresciuta complessivamente di poco, il 2,7%, in otto anni, e si è mantenuta sostanzialmente stabile nell’ultimo biennio. Mentre la spesa per i “Servizi delle Associazioni stampa” si è impennata nello stesso periodo in seguito all’aumento delle attività svolte a livello locale e alla trasformazione da contributi liberali in costi sulla base di apposite convenzioni, ma tra il 2013 e il 2014 appare in diminuzione. Completano il quadro “Altri costi“, cioè le Spese legali, e “Oneri finanziari“, il cui andamento è per definizione variabile nel tempo, oltre agli “Ammortamenti“.

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Riforma Inpgi, la Fieg si smarca: lunedì non voterà il piano di Camporese

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Maurizio Costa

La risposta ufficiale è arrivata venerdì 24 luglio nel tardo pomeriggio, con una lettera a firma del presidente della Fieg, Maurizio Costa, indirizzata al presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, e al segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso. Ma era stata anticipata a voce ai due dirigenti già il giorno prima. Sulla riforma delle pensioni proposta dal Consiglio di amministrazione dell’Istituto dei giornalisti, gli editori non hanno per ora intenzione di esprimere un giudizio. Chiedono all’Inpgi di ricevere dati attuariali prospettici, sull’impatto delle misure sui futuri bilanci dell’Ente e sulla sostenibilità a medio e lungo termine.

La domanda è ora una sola: che cosa deciderà il Cda convocato per le 10 di lunedì 27 luglio? Varerà la riforma senza il parere (consultivo) della Fieg e con il solo giudizio positivo (a maggioranza) della Giunta della Fnsi o rinvierà il voto a dopo l’estate? E che cosa si rischia, nell’uno e nell’altro caso?

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L’inchiesta Inpgi-Sopaf? È un tabù. Tutti ne parlano (nei corridoi), pochissimi ne scrivono. E i giornalisti ne escono male. Ecco lo storify

Andrea Camporese
Andrea Camporese

È un vero e proprio tabù, che ha avuto la sua rappresentazione plastica durante la massima assise del giornalisti: il Congresso Fnsi di Chianciano di fine gennaio. Lì quasi nessuno ha osato neppure pronunciarne il nome. Stiamo parlando dell’indagine della Procura milanese sulla presunta truffa all’Inpgi da 7,6 milioni di euro, all’interno dell’inchiesta sul crac della holding di partecipazioni Sopaf della famiglia Magnoni.

Per mesi le notizie su Sopaf e Inpgi hanno trovato pochissimo spazio, con rare eccezioni, su giornali, tv e rete. Giovedì scorso, quando è arrivata la chiusura delle indagini con l’accusa al presidente Andrea Camporese anche di corruzione, in tanti hanno rilanciato la notizia in rete limitandosi però alla sola condivisione degli articoli pubblicati sui siti. Segno che la notizia colpisce e interessa la categoria, che un’idea precisa ce l’ha sul tema, però resta silente. Ma che cosa sarebbe successo se l’inchiesta fosse stata sull’Inps e sul suo presidente Tito Boeri?

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