La crisi dell’Inpgi spiegata ai distratti

Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi

La mancata costituzione di parte civile al processo Sopaf, una gestione principesca, beneficenza (vera o presunta) e, soprattutto, i conti che non tornano. Ecco cosa è successo (fino a oggi). E quali sono i (tanti) problemi dell’Inpgi.

1. I CONTI. Vanno malissimo, al congresso Fnsi Andrea Camporese (d’ora in poi AC) ha parlato di un disavanzo di 90 milioni su 450 di pensioni pagate. Molto probabilmente la sua è una valutazione addirittura ottimista, vedremo il consuntivo ad aprile

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Sopaf, l’Inpgi sapeva da un anno della truffa ai suoi danni. Ecco tutti i dettagli dell’inchiesta

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A luglio 2014 l‘Inpgi ne era pienamente consapevole, al punto da ammettere in due diverse lettere indirizzate al ministero del Lavoro (e pubblicate solo ora sulla Rete) di essere una “possibile parte offesa” e di aver dato mandato ai propri legali di “costituirsi nel procedimento penale, intendendo con ciò non solo tutelare la propria posizione nell’interesse degli iscritti, ma anche collaborare fattivamente con la Procura della Repubblica di Milano“. Non più “soggetto terzo, totalmente estraneo ai fatti”, come dichiarato in un comunicato di un paio di mesi prima, subito dopo la perquisizione negli uffici da parte della Guardia di Finanza. Poi tutto è cambiato, nell’autunno successivo. E l’Inpgi e il suo Cda hanno scelto la strada dell’arroccamento. Del no a ogni costo alla costituzione di parte civile nel processo avviato contro Giorgio e Luca Magnoni, padre e figlio a capo della finanziaria Sopaf, accusati anche di una presunta truffa ai danni dell’Inpgi e per 7,6 milioni di euro. Del nascondersi dietro formalismi processuali in un quadro che è da moltissimo tempo di solare chiarezza

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Processo Sopaf, quella strana “benevolenza” del Cda dell’Inpgi verso i Magnoni

Tutti tranne lInpgi, dunque. Al processo contro Giorgio e Luca Magnoni, padre e figlio a capo della finanziaria Sopaf, tutti gli enti truffati secondo la procura di Milano si sono costituiti parte civile. L’Istituto dei giornalisti, imperterrito, ha proseguito sulla strada del no. Sulla posizione attendista e rinunciataria che ha scelto da mesi il suo Consiglio di amministrazione. Nonostante le sollecitazioni arrivate da alcuni, e sicuramente da noi di Unità Sindacale. E non preoccupandosi delle conseguenze, economiche e di immagine, del suo comportamento.

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L’Inpgi, i Magnoni, il Fip, la parte offesa e il fumo negli occhi

L’Inpgi annuncia con enfasi sul suo sito internet che domani (giovedì 12 marzo) si presenterà come parte offesa al processo ai fratelli Magnoni per bancarotta e truffa ai danni dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, della Cassa dei ragionieri e dell’Ente dei medici.

Fumo negli occhi: l’Inpgi è parte offesa, ma non per scelta. Lo stabilisce il magistrato inquirente chi sono le parti offese. E che l’Inpgi lo fosse lo ha dichiarato pubblicamente oramai oltre due mesi fa.

Il Cda dell’Istituto avrebbe dovuto deliberare da tempo la costituzione di parte civile, a prescindere dalla successiva percorribilità, perché solo così avrebbe dimostrato la buona intenzione di voler tutelare l’integrità dell’Ente. Questo purtroppo non è avvenuto e oggi l’Istituto si nasconde dietro un automatismo procedurale ben sapendo che non avrà alcun effetto pratico. Se domani sarà accettata la richiesta di patteggiamento (a 4 anni e 6 mesi per Giorgio Magnoni e 3 anni e 6 mesi per il figlio Luca), infatti, non resterà che fare causa (civile) per riavere i 7,6 milioni di euro pagati in più dall’Inpgi per l’acquisto delle quote del Fip (Fondo immobili pubblici) dalla Sopaf dei finanzieri milanesi.

Stupisce piuttosto che l’Inpgi ostenti oggi di essere parte offesa, visto che finora ha sempre sostenuto di non aver subito alcun danno dall’operazione Fip/Sopaf. Se l’investimento fosse stato davvero vantaggioso, come più volte dichiarato, perché l’Istituto sarebbe parte offesa?

Inpgi-Sopaf, patteggiamento per i Magnoni ma l’inchiesta va avanti

Il Tribunale di Milano deciderà il prossimo 12 marzo se accettare o no il patteggiamento per Giorgio e Luca Magnoni, rispettivamente per una pena di 4 anni e 6 mesi e 3 anni e 6 mesi, che ha già incassato il sì della Procura. Va comunque avanti l’inchiesta sulla presunta truffa ai danni di tre casse previdenziali, tra cui l’Inpgi, nell’ambito della quale risulta indagato tra gli altri anche il presidente dell’Istituto dei giornalisti, Andrea Camporese. E su questo fronte potrebbero esserci presto novità in arrivo dalla Svizzera. La Procura avrebbe infatti chiesto assistenza per accertare la movimentazione su conti correnti riconducibili direttamente o indirettamente ad alcuni degli indagati.

La ricostruzione dell’intera vicenda e le ultime novità rivelate da fonti giudiziarie sono contenute in un articolo del Sole 24 Ore in edicola oggi (nell’immagine qui sotto) a firma di Stefano Elli.



Il patteggiamento dei Magnoni – secondo l’articolo del Sole – renderebbe impraticabile la costituzione di parte civile da parte degli Istituti di previdenza truffati secondo la Procura, e di altri soggetti che si ritengano danneggiati. Ma l’azione ritornerebbe possibile (e probabilmente doverosa) se ci dovessero essere nuovi rinvii a giudizio.

La Fnsi si “concentra”: in Giunta più giornalisti di grandi gruppi. Un solo freelance tra i professionali

di Sergio Stella

Tre giornalisti del gruppo Espresso-Repubblica, tra cui il segretario generale e due vicesegretari. Due a testa per Italiana Editrice, nuova realtà nata dall’integrazione societaria tra La Stampa e il Secolo XIX, e per Rcs Mediagroup. Uno ciascuno per Rai, che ha però anche il presidente, Mediaset, Sole 24 Ore e Agi. Un solo autonomo tra i professionali, oltre ai tre collaboratori che per definizione sono giornalisti non contrattualizzati. È l’immagine della nuova Giunta esecutiva della Fnsi in base all’occupazione dei componenti e alle testate di appartenenza. Se ragionassimo con il metro del mercato finanziario, potremmo parlare di una maggiore “concentrazione” rispetto al passato.

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Daniela Stigliano confermata nella Giunta esecutiva Fnsi

Daniela Stigliano (nella foto), esponente di Unità Sindacale, è stata riconfermata nella Giunta esecutiva della Fnsi con le votazioni del Consiglio nazionale che si sono svolte martedì scorso a Roma. Stigliano rientra come indipendente, eletta in una delle tre liste della minoranza che al Congresso di Chianciano non ha appoggiato la candidatura di Raffaele Lorusso a Segretario generale della Fnsi, e che ha raggiunto l’obiettivo di ottenere quattro posti in Giunta: oltre alla sindacalista milanese, giornalista di Rcs, i due professionali Carlo Parisi, segretario dell’Associazione della Calabria anche lui riconfermato nell’organismo esecutivo della Federazione, e Giuseppe Di Pietro, a capo dell’Associazione del Molise, e il collaboratore Enrico Cocciulillo del Piemonte.

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