di Daniela Stigliano – Giunta Esecutiva Fnsi – candidata con Inpgi-La Svolta
Tutto come previsto. Le indicazioni del ministero del Lavoro (leggi qui) sono state fatte proprie dal ministero dell’Economia, ed entrambi hanno dato il via libera alla riforma Inpgi solo per le misure di incremento delle aliquote e diminuzione del calcolo delle future pensioni. Le misure negative, insomma. Che penalizzano i giornalisti (e solo in parte gli editori) per rimediare alla politica disastrosa degli ultimi otto anni.
Lo stop, ovvero la bocciatura di fatto, per tutto il resto è però confermato. No alla nuova età pensionabile a 66 anni, ritenuta troppo bassa. No ai nuovi requisiti per la pensione di anzianità, anch’essi considerati troppo “larghi”. No al prelievo sulle pensioni in essere, per i rischi di contenzioso. No, soprattutto, alle clausole di salvaguardia. E, unica nota davvero positiva, no alla indennità di disoccupazione rivista per l’ennesima volta all’ingiù per un risparmio di pochi spiccioli. Tutto rinviato ai prossimi vertici dell’Inpgi.
Non c’è insomma molto da essere allegri, né tantomeno da essere trionfanti per quest’ultimo regalo del Cda in scadenza, che in gran parte si ripresenta alle elezioni di fine febbraio. Anzi, coloro che si gaudiano oggi o non hanno capito bene (ed è grave) oppure sono ancora una volta degli irresponsabili verso i colleghi. Perché non dicono la verità: l’insipienza e l’arroganza di chi ha governato finora l’Inpgi non hanno permesso di trovare soluzioni correttive quando ancora si sarebbe potuto evitare il disastro. E di fatto ci hanno condotti ad avere condizioni da Inps pur restando apparentemente fuori dal sistema pubblico.
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