di Daniela Stigliano – Consigliere generale Inpgi
PIccoli ritocchi, qualche riscrittura, modifiche che potrebbero addirittura essere peggiorative, una proposta – l’unica novità vera – per coniugare flessibilità in uscita e nuova occupazione consegnata nelle mani degli editori. La nuova versione della riforma delle pensioni disegnata dal Consiglio di amministrazione dell’Inpgi (scarica qui il file) – su cui stamattina dovrà dare il giudizio la Giunta Esecutiva della Fnsi – non modifica di fatto nulla della struttura presentata a inizio settembre: passaggio al contributivo, età pensionabile a 66 anni e 7 mesi, introduzione dell’aspettativa di vita, flessibilità in uscita a maglie strette e a caro costo, stop alla pensione a qualsiasi età con 40 anni di contributi, niente più possibilità di sommare anni di contributi Inps e Inpgi, nuovi prelievi sulle retribuzioni e una stretta ai contributi figurativi per chi è in maternità, cigs o solidarietà (leggi qui).
Una manovra iniqua, e oltretutto incapace di garantire la sostenibilità dell’Inpgi a lungo termine e di mettere in sicurezza le nostre pensioni. Anzi. Le proiezioni complete dell’attuario ancora non ci sono, ma è certo siano basate su dati non corrispondenti a quelli effettivi per i primi due anni (2015 e 2016) e calcolati su irrealistici parametri di crescita per i successivi 48 anni, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione. Lo sanno bene i consiglieri di amministrazione dell’Inpgi che domani dovranno decidere se approvare o meno la riforma, e quindi inviarla ai ministeri vigilanti. E lo sa ancora meglio il consigliere Mauro Marè, professore esperto di previdenza, dal 2007 a capo del Mefop (la società di sviluppo dei fondi pensione voluta e partecipata da ministero dell’Economia) e soprattutto rappresentante nel Cda del ministero del Lavoro che quei parametri di crescita ha consegnato alle casse previdenziali.
Come potranno, tutti i consiglieri e Marè in particolare, approvare una riforma che non risolve nulla alla radice rimandando soltanto il problema nel tempo?
Ma vediamo che cosa cambia nella nuova versione dell’ipotesi di riforma delle nostre pensioni.
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