Periodici Rcs a Cairo: «Dirigenti premiati in stato di crisi. Perché?»

Lettera aperta a Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di Rcs

Caro Presidente,

i giornalisti di Rcs periodici sono lieti di sapere che il gruppo ha chiuso il 2016 con un utile netto di 3,5 milioni (nel 2015 la perdita era di 175,7 milioni). Un buon risultato di Bilancio sicuramente, considerato l’andamento degli anni precedenti. Bilancio che attendiamo ci venga illustrato, come da previsione contrattuale, in tutte le sue voci e componenti di ricavi e di costi.

In attesa di conoscere più a fondo i numeri relativi all’anno in cui lei ha acquisito la proprietà del Gruppo, e le previsioni per il 2017, abbiamo appreso dell’assegnazione di 1 milione e 200 mila euro come premio di risultato ai dirigenti di prima fascia. Notizia che non risultava da alcuna comunicazione aziendale. Ma è stato davvero erogato, questo premio? E sulla base di quali indicatori e risultati è stata definita la cifra?

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I Cdr chiedono a Fnsi e Inpgi di rinviare la riforma delle pensioni e di aprire il dibattito tra i giornalisti

Fermatevi e discutiamone insieme per “introdurre elementi di maggiore equità e sostenibilità“. Ovvero: la riforma delle pensioni messa a punto dal Cda dell’Inpgi (e in approvazione nella riunione del 28 settembre prossimo) così com’è proprio non va (leggi qui).

L’ordine del giorno presentato mercoledì scorso, 21 settembre, all’Assemblea dei Comitati e Fiduciari di redazione, convocata a Roma insieme con la Commissione contratto Fnsi-Fieg, in poche righe dice tutto e anche di più (testo completo in fondo al pezzo).

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“il Centro” di Pescara e “la Città” di Salerno sacrificati sull’altare di Stampubblica. Tutti i giornalisti Finegil in sciopero

Il gruppo Espresso ha ceduto il Centro di Pescara e la Città di Salerno. La comunicazione ufficiale è arrivata oggi con una nota del gruppo (leggi qui), mentre i Comitati di redazione delle due testate Finegil sono stati informati con una irrituale videoconferenza. Immediata la reazione dei giornalisti dei 18 giornali locali del gruppo Espresso e dell’Agl, Agenzia giornali locali, che hanno proclamato due giorni di sciopero il 7 e l’8 settembre con un comunicato che pubblichiamo qui di seguito.

La vendita delle due testate, finalizzata al completamento del processo di fusione del gruppo Espresso con Itedi, dimostra purtroppo le intenzioni paventate e da noi denunciate sin dal primo momento di considerare “sacrificabili” i giornali locali di Finegil all’interno dell’operazione Stampubblica (leggi qui).

Il comunicato del Coordinamento Finegil dei Comitati di redazione

I giornali locali del gruppo editoriale Finegil-Espresso hanno proclamato due giorni di sciopero, oggi, mercoledì 7 settembre, e domani giovedì 8 settembre, per contestare la scelta dell’editore di cedere ad altri imprenditori due quotidiani storici del Gruppo “il Centro” di Pescara e “la Città” di Salerno.

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I giornalisti della Provincia pavese in sciopero contro i tagli all’organico

Niente Provincia pavese oggi in edicola, per lo sciopero dei giornalisti contro i tagli all’organico che l’azienda ha attuato non sostituendo i colleghi andati in pensione e bloccando da anni le nuove assunzioni, come spiega il Cdr nel comunicato che pubblichiamo. La protesta alla Provincia Pavese è la seconda nel giro di pochi giorni tra le testate locali del gruppo l’Espresso-Repubblica dopo lo sciopero dei quotidiani Finegil del Veneto (leggi qui).

COMUNICATO SINDACALE

Cari lettori, domani (venerdì 2 settembre) la Provincia pavese non sarà in edicola e oggi (giovedì 1 settembre) il sito internet non sarà aggiornato per uno sciopero dei giornalisti. L’assemblea di redazione della Provincia pavese ha affidato ai rappresentanti sindacali un pacchetto di tre giorni di astensione dal lavoro, il primo dei quali viene attuato oggi, per protestare contro la mancata sostituzione di un collega che proprio da oggi è in pensione.

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Novella2000 e Visto, Santanchè vuole decimare i giornalisti. Il Cdr: a rischio il futuro dei settimanali

Sono bastati pochissimi mesi, a Daniela Santanchè, per passare dagli annunci di grandi rilanci alla richiesta nero su bianco di decimare le redazioni di Novella2000 e Visto, acquistate a fine 2015 dalla Prs di Alfredo Bernardini de Pace (che le aveva rilevate a sua volta nel 2013 da Rcs). Ma i giornalisti dei due settimanali non ci stanno, e oggi hanno diffuso un comunicato in cui “denunciano con preoccupazione la volontà di forte ridimensionamento degli organici”, senza che l’editore abbia “presentato tuttavia alcun progetto di rilancio per Novella2000 e Visto” e “nonostante i buoni risultati rivendicati sul fronte della raccolta pubblicitaria”.

La decimazione dei 14 giornalisti passa attraverso la cassa integrazione a cifre oltre il 50% o addirittura direttamente dai licenziamenti. Ed è stata dichiarata da Visibilia, la casa editrice della deputata di Forza Italia, allo scadere dei sei mesi di garanzia occupazionale sottoscritta al termine delle trattative di cessione del ramo di azienda. Puntuale come un orologio svizzero, insomma.

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I giornalisti di Rcs agli azionisti: imprese editoriali “beni” sensibili. Vogliamo garanzie per informazione di qualità, occupazione e indipendenza delle redazioni

Pubblichiamo il comunicato diffuso dai giornalisti dei Periodici di Rcs Mediagroup sulla battaglia in corso per il controllo del gruppo editoriale, su cui sono state lanciate l’Ops (Offerta pubblica di scambio) di Cairo Communication, appoggiata da Intesa Sanpaolo, e l’Opa (Offerta pubblica di acquisto) di Andrea Bonomi con Mediobanca, Diego della Valle, UnipolSai e Pirelli. Le due offerte, contrapposte, andranno sul mercato nelle prossime settimane.

I giornalisti dei Periodici di Rcs Mediagroup stanno seguendo con grande attenzione le vicende finanziarie che hanno portato – al momento – sul mercato azionario a due offerte contrapposte sul capitale sociale del gruppo, preludio di nuovi assetti azionari e nuove politiche industriali.

Agli azionisti, piccoli e grandi, che saranno chiamati nelle prossime settimane a esprimere il proprio gradimento sulle offerte e a decidere del futuro di Rcs Mediagroup, vogliamo ricordare come le imprese editoriali siano “beni” sensibili. Con logiche che devono attenere in primo luogo – anche nel rispetto della Costituzione – a valori fondamentali per la democrazia come la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere correttamente informati.

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Cdr giornali Finegil: Centrali e strategici nel progetto “Stampubblica”

Il coordinamento dei Comitati di redazione dei 18 giornali del Gruppo Finegil si è riunito a Roma giovedì 17 marzo 2016 per discutere della firma del memorandum che porterà alla fusione tra il Gruppo Editoriale Espresso e Itedi (La Stampa e Il Secolo XIX).

Il coordinamento dei Cdr ribadisce un giudizio positivo sugli obiettivi di espansione e di rafforzamento del Gruppo nel panorama editoriale italiano. Esprime allo stesso tempo preoccupazione sulle possibili conseguenze dell’operazione di cui non sono stati ancora forniti dettagli ma che hanno già alimentato voci e articoli di stampa su future modifiche dell’assetto del Gruppo Finegil.

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“Stampubblica”, testate locali Cenerentole sacrificabili? Anche la Fnsi le dimentica (e tace pure su Rcs)

tabella finegildi Daniela StiglianoGiunta Esecutiva Fnsi

Valgono tutte insieme 36 mila copie in più della “mamma” Repubblica (quasi 292 mila rispetto a 255 mila), che le supera sul digitale solo perché la sua offerta li comprende tutti. E sulla carta staccano di 70 mila lunghezze Stampa e Secolo XIX messi insieme (tabella a destra, per ingrandirla clicca sopra l’immagine). Eppure, le 18 testate locali della divisione Finegil di Espresso-Repubblica appaiono come le Cenerentole della fusione tra la ItEdi di John Elkann e il gruppo di Carlo De Benedetti, immediatamente ribattezzata “Stampubblica“.

Solo un accenno nel comunicato congiunto (leggi qui). Quasi nessuna traccia negli ampi articoli del giorno successivo all’annuncio. Nessun riferimento neppure nella dichiarazione della Fnsi, che parla esclusivamente di “articolazione territoriale delle tre testate” come “patrimonio da salvaguardare e difendere” (leggi qui).

Cenerentole, appunto. E, come tali, sacrificabili. Perché quando AgCom e Antitrust dovranno pronunciarsi su un matrimonio che supera già il tetto del 20% delle diffusioni nazionali fissato dalla legge, e che ha tutta l’ambizione di ampliare la propria presenza nel mercato italiano dell’informazione, sarà più semplice rinunciare – con chiusure o vendite – a qualche giornale locale piuttosto che intervenire sui quotidiani principali: Repubblica e Stampa.

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Prepensionamenti, attesa finita per la Poligrafici: i Periodici Rcs ora primi della lista. E la continuità del piano di crisi “salva” la prenotazione del Sole

Aula vertenze LavoroI prepensionamenti vanno avanti. Tanto che la Poligrafici ha ottenuto l’assegnazione dei finanziamenti per gli ultimi 20 posti in attesa. E la lista delle richieste “prenotate” al ministero del Lavoro continua ad avere validità anche quando si va al rinnovo di stati di crisi giunti al termine dei due anni, in una continuità pienamente riconosciuta dagli uffici di Giuliano Poletti.

La mattina del 28 gennaio al ministero del Lavoro, nella sede di via Fornovo a Roma, due incontri successivi – per la Poligrafici e per Il Sole 24 Ore – hanno avviato le assegnazioni 2016 dei finanziamenti, segnando alcuni punti fermi per le procedure di ricorso ai prepensionamenti all’interno di stati di crisi.

In particolare, hanno messo a tacere definitivamente la voce, circolata nelle scorse settimane in base a un’errata interpretazione da parte di alcuni esponenti sindacali, che la “prenotazione” dei prepensionamenti potesse essere cancellata automaticamente nonostante la presentazione di un nuovo stato di crisi, facendo scivolare in fondo alla lista le richieste finora in testa.

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Hearst, nessun accordo sul licenziamento di Alba Solaro. I giornalisti del gruppo vanno avanti con gli scioperi

WP_20160118_09_26_44_ProMancato accordo. Si è conclusa così, questa mattina a Milano, la convocazione davanti alla Direzione territoriale del lavoro per la conciliazione preventiva sul licenziamento della caporedattrice di Marie Claire, Alba Solaro. Mentre all’esterno era in corso un presidio di protesta di tutti i giornalisti della Hearst, che per oggi avevano proclamato uno sciopero congiunto (in fondo, la fotogallery realizzata con immagini scattate da Letizia Mosca).

Una riunione durata nemmeno un’ora, quella di fronte alla Dtl, in cui l’azienda italiana del colosso americano dell’editoria, guidata da Giacomo Moletto, ha rifiutato ancora una volta qualsiasi tentativo della collega e del sindacato di trovare una soluzione alternativa al licenziamento.

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Hearst, i giornalisti del gruppo scioperano contro il licenziamento di Alba Solaro. Ma in piazza dovremmo scendere tutti

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Alba Solaro

di Daniela StiglianoGiunta Esecutiva Fnsi

Un giorno di sciopero di tutti i giornalisti del gruppo Hearst. Per ripetere ancora una volta “no” al licenziamento di Alba Solaro, caporedattrice centrale di Marie Claire, a cui l’azienda guidata da Giacomo Moletto ha comunicato il 30 dicembre scorso l’intenzione di mandarla via. Per una doppia “ragione”: il “giustificato motivo oggettivo economico” e la “soppressione della posizione“.

Domani, lunedì 18 gennaio, mentre alla Direzione territoriale del lavoro (Dtl) di Milano andrà in scena il tentativo di conciliazione preventiva per il licenziamento di  le redazioni della sede italiana del colosso americano dell’editoria saranno dunque vuote. Sia quelle di Hmc, Hearst Marie Claire, che edita il giornale in cui da anni lavora Solaro. Sia quelle di Hmi, Hearst Magazines Italia, che comprendono Gente, Gioia!, Elle e Cosmopolitan, da subito al fianco dei colleghi del gruppo (in coda, gli ultimi due comunicati).

Un gesto importante e non solo simbolico, che va oltre la solidarietà formale e su carta e che va ben oltre la difesa – sacrosanta – di una singola collega. Perché in gioco c’è molto di più: ci siamo tutti noi, giornalisti italiani. E c’è la nostra libertà di fare informazione.

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Il Cda Inpgi come la Fornero: crea esodate. A rischio centinaia di giornaliste

IMG_1208Donne, con poco meno di 60 anni, oltre 20 di contributi previdenziali, che hanno perso o lasciato il lavoro in aziende in crisi nella convinzione della vicina pensione, ma dovranno ora attendere sette, otto, anche nove anni prima di ottenere l’assegno. Sono decine, forse centinaia, in tutta Italia, le giornaliste esodate create dal Cda dell’Inpgi con la riforma approvata il 27 luglio e ora al vaglio dei ministeri vigilanti.

Senza lavoro, senza reddito, spesso unica fonte di guadagno in famiglia, si stanno rivolgendo in questi giorni agli uffici dell’Istituto per capire quale sarà il loro destino. E ottengono la risposta peggiore: loro no, non sono comprese nelle clausole di salvaguardia previste per altre colleghe e per i colleghi. Anche se gli stati di crisi che hanno subìto sono precedenti alla delibera del Cda, anche se hanno vissuto mesi in cassa integrazione, anche se hanno concordato uscite incentivate nell’ambito di accordi sindacali. Per loro, non c’è niente da fare.

Come è potuto accadere tutto questo? E che cosa si potrebbe fare per rimediare?

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Professionista condannato a risarcire La Provinca di Como per “lite temeraria”. Vittoria del diritto di informazione contro le “cause strumentali”

foto p.moretti@laprovincia.it
Paolo Moretti

di Paolo Moretti Cdr La Provincia di Como

Il giudice del Tribunale di Milano, Martina Flamini, ha condannato un professionista comasco a risarcire 2.500 euro al quotidiano contro cui aveva presentato una causa civile per diffamazione. Il giudice ha infatti riconosciuto il professionista responsabile di “lite temeraria” per aver “agito in giudizio con evidente colpa grave”.

La vicenda si riferisce a un articolo pubblicato due anni fa sul quotidiano La Provincia di Como, che dava conto di una doppia condanna penale e civile – subita dal professionista nell’ambito di un procedimento che lo vedeva accusato di truffa

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Così muore il Corriere Mercantile. L’ultimo numero in edicola lunedì 27 luglio

Così muore il Corriere Mercantile. È il Comitato di redazione a comunicare la decisione, presa all’unanimità dall’assemblea dei soci del Cooperativa G&P. L’ultimo numero, della Gazzetta del Lunedì, sarà in edicola il 27 luglio. Oltre alla scomparsa dei due giornali di Genova, si perdono i posti di lavoro di 15 giornalisti, 3 poligrafici, 2 amministrativi, oltre a collaboratori, fotografici, centralinisti.

Pubblichiamo il lancio dell’Ansa di oggi, con il comunicato del Cdr.

IMG_1417L’assemblea dei soci della Cooperativa G&P che edita il ‘Corriere Mercantile’ e la ‘Gazzetta del Lunedì’ ha deliberato all’unanimità la cessazione delle pubblicazione a partire da lunedì prossimo. L’ultimo numero in edicola sarà la “Gazzetta del Lunedì” del 27 luglio. Lo comunica il cdr.

Finisce così la storia di un giornale iniziata nel 1824 e proseguita dal 1978, dopo il fallimento Fassio, con la coraggiosa fondazione di una cooperativa che fino a oggi ha unito giornalisti e poligrafici, firmando un giornale libero dal peso di un editore esterno”, scrive il cdr. “A questa dolorosa decisione i soci giornalisti e poligrafici sono giunti dopo un anno e mezzo di crisi economica sempre più acuta, seguita da vicino dall’Associazione dei giornalisti, fino agli ultimi sei mesi senza stipendio e all’apertura della cassa integrazione”, ricorda il sindacato. 

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Gazzetta in solidarietà. Cdr: “Ultima apertura di credito a Rcs. Ora investimenti e coinvolgimento della redazione nello sviluppo”

Pubblichiamo il Comunicato sindacale a firma del Comitato di redazione della Gazzetta dello Sport apparso oggi a pagina 8 del quotidiano, nel giorno in cui prende avvio il contratto di solidarietà al 15% concordato dal Cdr con l’azienda e approvato dalla redazione con il referendum della scorsa settimana, con 98 voti a favore e 20 contro.

imageCari let­to­ri,

da oggi i gior­na­li­sti della Gaz­zet­ta dello Sport en­tra­no in re­gi­me di so­li­da­rietà: sa­re­mo noi, an­co­ra una volta, a pa­ga­re i conti di Rcs Me­dia­group che non tor­na­no da ormai molto tempo, ov­ve­ro dal gior­no in cui la scel­le­ra­ta ope­ra­zio­ne Re­co­le­tos ha aper­to una vo­ra­gi­ne eco­no­mi­ca nel bi­lan­cio del grup­po. L’at­tua­le ma­na­ge­ment non vor­reb­be più sen­tir par­la­re di quell’in­ve­sti­men­to in­fe­li­ce, perché al ti­mo­ne della barca, all’epoca, c’erano altri ca­pi­ta­ni poi an­da­ti al­tro­ve a cer­car for­tu­na: vero, ma pur­trop­po quel di­sa­stro ha avuto e con­ti­nua ad avere ri­per­cus­sio­ni pe­san­ti sulla vita di chi in Rcs la­vo­ra tutti i gior­ni. Gior­na­li­sti, po­li­gra­fi­ci e im­pie­ga­ti sono oggi chia­ma­ti a una de­cur­ta­zio­ne pe­san­te dello sti­pen­dio e ad altri sa­cri­fi­ci, per evi­ta­re che l’azien­da pren­da stra­de sbri­ga­ti­ve nella po­li­ti­ca di tagli che con­ti­nua a per­se­gui­re du­ra­men­te, met­ten­do così in pe­ri­co­lo la qua­lità dei suoi glo­rio­si gior­na­li.

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Rcs, dopo lo sciopero del 9 luglio l’azienda “apre” a grafici e poligrafici. La solidarietà di tutti i giornalisti del gruppo

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Un primo giorno di sciopero riuscito, con la mancata uscita in edicola il 10 luglio di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Un pacchetto di altri cinque giorni già nelle mani delle Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie), con la minaccia di astenersi dal lavoro già oggi, di sabato, facendo saltare anche i preziosi numeri della domenica. E il tavolo delle trattative per grafici e poligrafici di Rcs Mediagroup sembra destinato a riaprirsi. Con un primo appuntamento fissato per il primo pomeriggio di lunedì 13 luglio.

Come spiega chiaramente il Comunicato sindacale delle Rsu (nell’immagine a destra), la protesta dei lavoratori del primo gruppo editoriale italiano nasce per la richiesta dell’azienda di tagli al costo del lavoro pari a 260 esuberi tra impiegati e poligrafici (oltre a 210 giornalisti), per un risparmio pari a 30 milioni di euro. Dopo gli accordi raggiunti con i Cdr di Corriere e Gazzetta (a cui si aggiunge lo stato di crisi in corso nei Periodici), Rcs ha proposta ai sindacati delle altre categorie professionali il ricorso a un contratto di solidarietà al 25%, rifiutandosi però di presentare un piano industriale e di aprire il confronto su organizzazione del lavoro e valutazione di strade alternative di risparmio.

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Riforma Inpgi, il 2 luglio incontro pubblico organizzato dalla Lombarda al Circolo della Stampa di Milano. Diretta Twitter #openinpgi

logo circolo 2Appuntamento al Circolo della Stampa di Milano giovedì 2 luglio, dalle ore 10, per parlare della riforma delle pensioni dei giornalisti. L’Associazione lombarda dei giornalisti ha organizzato un incontro pubblico sul tema “Ipotesi di interventi per la sostenibilità della gestione previdenziale Inpgi”, che è poi il titolo dato dall’Ente alle 13 pagine con cui ha inviato il 18 giugno scorso la sua proposta di revisione del sistema previdenziale alle parti sociali, Fnsi e Fieg.

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Riforma Inpgi, Lorusso e la sfera di cristallo: per il sito Fnsi l’ok è già sicuro

Schermata 2015-06-26 a 11.07.27Inutile leggere, scrivere, riunirsi in assemblea! L’ok alla riforma dell’Inpgi arriverà comunque a metà luglio. A dare la notizia è il sito della Fnsi, il cui direttore responsabile è il segretario generale della Federazione nazionale della stampa, Raffaele Lorusso. L’annuncio campeggia, fisso dal 23 giugno sotto il rullo delle quattro news su sfondo blu, nell’home page (foto in alto). Ed è stato inviato per newletter quello stesso giorno (foto a destra).

Il titolo è chiarissimo: l’Inpgi ha preparato la manovra di riequilibrio dei conti, l’ha inviata a Fieg e Fnsi, ma a metà luglio comunque la varerà (addirittura in anticipo sui tempi già stretti annunciati nelle riunioni del 9 giugno). A che cosa servono, dunque, le assemblee, le prese di posizione, i documenti che stanno circolando, di appoggio o di critica poco importa, su quelle che lo stesso presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, definisce nel testo inviato alle parti sociali “Ipotesi di interventi per la sostenibilità della gestione previdenziale“?

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Provincia Pavese, i giornalisti ai lettori: L’azienda vuole spazzare via l’identità di un quotidiano davvero locale

Questa è la lettera che l’assemblea dei giornalisti della Provincia Pavese ha pubblicato oggi sul sito del quotidiano del gruppo L’Espresso-Repubblica e che domani apparirà sul giornale di carta, che torna in edicola dopo due giorni di sciopero. La protesta della redazione contro l’annuncio fatto dall’azienda di non sostituire due colleghe in uscita e di chiudere le redazioni di Vigevano e Voghera continua con lo sciopero delle firme.

Cari lettori,

mercoledì 24 e giovedì 25 non avete trovato in edicola il vostro giornale quotidiano, La Provincia Pavese, per uno sciopero di due giorni proclamato dai giornalisti delle tre redazioni di Pavia, Vigevano e Voghera. Le ragioni di questa protesta sono due: a luglio e a settembre usciranno dall’organico del giornale due colleghe che l’azienda non vuole sostituire, togliendo quindi di fatto due persone al gruppo di giornalisti che ogni giorno lavorano alla produzione del quotidiano locale. Come se non bastasse, l’azienda ha anche deciso, senza alcun confronto preventivo con la rappresentanza sindacale interna e senza un confronto con la redazione, di chiudere dal primo settembre le due redazioni distaccate di Voghera e Vigevano, portando tutti i giornalisti a quella centrale di Pavia in base a una logica di accentramento che noi non condividiamo.

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Provincia Pavese in sciopero per i tagli all’organico e la chiusura delle redazioni di Vigevano e Voghera

Comunicato dell’Assemblea di redazione della Provincia pavese (Finegil – gruppo L’Espresso-Repubblica)

L’Assemblea di redazione della Provincia Pavese ha approvato due giorni di sciopero a partire da oggi, martedì 23 giugno, per protestare contro la decisione comunicata dall’azienda di non sostituire due colleghe che escono dall’organico e di chiudere le due redazioni staccate di Vigevano e Voghera nonostante i conti del giornale siano ancora positivi

Pur consapevoli della difficoltà in cui versa il settore dell’editoria e della necessità di una nuova organizzazione del lavoro, riteniamo inaccettabile la scelta dell’azienda di smantellare del tutto una presenza storica del giornale su un territorio vasto e variegato come la provincia di Pavia nelle sue articolazioni Lomellina, Pavese e Oltrepo

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